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BES ROSSI

 

 

Non sarò 

più

poeta di pensieri inutili

e di nostalgie infinite.....


 


 

Penserò solo a lavorare

per guadagnarmi il pane 

insipido che già i miei vecchi 

hanno vomitato 

tante volte.


 


 

Ma lasciatemi almeno

i ribes

rossi

da mordere e baciare 

quando avrò bisogno 

di un po’ 

di dolcezza.

 

 

 

 

 

 

 

PENDOLARE

 

 

Non ha più binari, questo treno.


 

Veloci e silenziosi

i miei pensieri 

si perdono nei campi

e squarciano le città,

guidandomi attraverso

il mondo sconosciuto

mentre torno 

a sognare

come un bambino.


 


 


 

Il mio treno

non porta in nessun luogo.

 

 

 

 

 

 

 

AREA DI SERVIZIO PIAVE EST

 

 

Prendo la macchina

e vado


 


 

L’A27

deserta

sembra portare

verso il nulla,

quel nulla

buio che si spiaccica

sul parabrezza


 


 


 

e dentro me

il vuoto


 


Luci colorate 

mi squarciano la vista,

la vita mi passa accanto

alla cassa del bar

o alle pompe di benzina

ma non riesco 

mai 

ad afferrarla


 


 

Me ne vado


 


 


 

All’autogrill


 

non vendono ancora


 

la felicità

 

 

 

 

 

 

 

LA TOMBA DEL NONNO

 

 

Dopo tanti anni

sono stato oggi

sulla tomba di mio nonno.


 

Tra i fiori

anch’essi mezzo putrefatti

ronzava

un’ape ignara e distratta.


 


 

Nel sole d’agosto

sono risorto.

 

 

 

 

 

 

 

L’ATTESA

 

 

Sono il re di un castello

di ghiaccio.


 

Dalle pareti mi guardano

volti di sconosciuti

che non sono mai esistiti.


 

Fuori di qui

nulla si ode ma solo

tonfi lontani

di cose che franano:


 

sono l’unico

che abita ancora

questo immobile regno.


 


 


 


 

Il mio


 

è un paese


 

di pietra

 

 

 

 

 

 

 

IL POETA MALATO

 

 

La mia poesia di parole


 

scarnificate

come il mio corpo

lacerato ancora mi dona

l’ebbrezza

di godere di me.

 

 

 

 

 

 

 

FATICA DI ESISTERE

 

 

Dalla terrazza osservo

il sonno agitato della città.


 


 

L’autostrada là in fondo

mi porta il brusio

della vita che non protegge 

da queste luci che bucano 

gli occhi e dalla brezza 

tagliente.


 


 


 

Ad ogni gesto

mi si appiccica addosso

l’immensa fatica 

di esistere: non posso 

far altro che starmene

 

immobile


 


 


 


 

In questa notte d’estate

porto sul corpo

tutta la disperazione del mondo

 

 

 

 

 

 

 

EMMEICIOELLE

 

 

Con la marea sei emersa

dalla laguna inabitata.


 

Palude 

nascosta e primitiva, misteriosa,

come te

silenziosa come un bacio,

umida di orgasmi covi nel tuo seno

la stessa pace

di quell’acqua immota.


 


 

Hai i colori del giorno

e della notte;

come raggi 

di luna i tuoi capelli

accarezzano le canne.

 

 

 

 

 

 

 

LORELLA

 

 

Come un padre ti vedo crescere


 

Forte e gentile 

come la canna robusta della palude 

che si china al vento padrone 

senza perdere i teneri germogli.


 


 

Come il bimbo sento

il calore avvolgente del tuo seno

che mi ridona ancora

tutta la dolcezza di vivere.


 


 


 

Siamo soli

io e te, tesoro mio.

L’amore ci fa da casa:


 

il dolore del mondo 

non fa più paura quando entriamo

l’uno nel cuore dell’altro.

 

 

 

 

 

 

 

LETTERA NEL CASSETTO 

a Michaela


 


 

Dolce amica le tue parole

mi hanno riaperto

la porta del cuore:

tenero dolore è far rientrare

quei ricordi tenuti fuori per anni

vigorosi e sbiaditi, un po’ come noi.


 


 

Questa sera potrei amarti

come fosse il primo giorno:

nulla, nulla è cambiato.

Le tue carezze mi scaldano

ancora la pelle,

ancora mi sento

la tua dolcezza nel cuore

e rivedo nei tuoi occhi

il mistero

dei laghi e dei boschi 

del tuo paese.....


 


 


 


 

Il tempo si è rubato la vita

lasciandoci 

solo i ricordi.

 

 

 

 

 

LA POESIA DEI LUOGHI COMUNI

 

 

Non c’è rosa senza spine,

come in questo amore

che non trovo.


 

I miei vent’anni se ne sono andati

e non ho ancora

pensato

a una famiglia, ai miei figli

e a trovare un buon lavoro.


 

E così meno il can per l’aia

sperando ancora nel futuro,

che chi si ferma è perduto!


 

Ma ora basta piangere sul latte versato:

domani è un altro giorno


 

e tanto di cappello a chi lavora.

 

 

 

 

 

 

 

FREAK ANCH’IO

 

 

Sotto nessun cielo è la mia casa.


 

Nemmeno la pace 

del bosco mi culla più 

dentro di sé; 

nemmeno la roccia 

tagliente

delle montagne riesce 

a uccidere il pensiero.


 

Il mondo lo so

non si accorge di nulla,

ma come potrò ancora guardare

un uomo negli occhi e dirgli

Fratello!


 

Potrò ancora

guardare una donna 

e chiamarla

Amore?


 


 

A chi mi aiuterà 

potrò dire soltanto

grazie amico, ma non ho di che pagarti:

che neanche una carezza 

posso ripagare, neanche

un bacio.


 


 

Sono un barbone dell’anima,

non ho mai avuto niente,

non ho mai vissuto:

guardo per terra

mozziconi 

di felicità 

già goduti dagli altri.


 


 

Avete spiccioli

d’amore?

 

 

 

 

 

 

 

MONTE GRAPPA

 

 

Tante volte hai sentito 

domandarmi chi sono cercando 

la risposta nascosta nell’ombra.


 

Sono il vento che respira 

su in Cima Vedetta?

Sono la pianura lontana

che brilla là in fondo?


 


 


 

E quante volte

mi hai visto cercare un perché?


 

Lo cerco ovunque, lo sai,

sotto le mie scarpe consumate

e dentro il motore della mia Golf,

in mezzo allo sporco e a quell’acciaio

troppo difficile da capire...

O dentro di te.


 

 


 

Ci andiamo sul Grappa, stasera?


 


 

 

Che silenzio


 


 


 

Che freddo stasera, sù in Cima Vedetta.

 

 

 

 

 

 

 

POETA PER CASO

 

 

La mia poesia nasce dal sogno.


 

L’immagine è il pensiero

che diventa parola misteriosa, 

infinita. Parola mai nata, sempre esistita,

sfregio nella mente od ombra di grigio 

nel bianco del foglio.


 


 


 


 

Forse non sono un poeta, 

ma un bambino che stupito 

racconta con meraviglia

lo spettacolo che ha appena osservato:


 

ho solo la fortuna, ogni tanto,

di lasciarmi sorprendere 

di me stesso 

dentro le cose.

 

 

 

 

 

 

 

E ANCORA SI VA

 

 

Non mi piegano il freddo mattino

o quelle otto ore passate a far finta

di capirne di soldi.

Sono forte, lo sai:

quante strade ho percorso,

quante volte le mie braccia

ti hanno protetto.


 


 

Eppure è questo niente 

che uccide 

tutta la gioia; 

ma lo stesso si va, con il cuore che scoppia 

e i muscoli a pezzi: 

perché sai che un uomo è più forte 

se è disperato.

 

 

 

 

 

 

 

NELLA SEDE 290

a tutti i colleghi


 


 

Pixel negli occhi che bruciano:

otto ore di numeri

sembra non passino mai.


 

Mi sento addosso 

il profumo

della domenica appena trascorsa

e di quella, più dolce, che arriverà.

E chissà se lo sanno, il destino,

i tarocchi del primo piano

o gli astri

nel grande salone.


 

Suona il telefono:


 


 
 

(quello che sono scompare)


 


 


 

Sede via verdi, buongiorno”

 

 

 

 

 

 

 

FALSO RISVEGLIO

 

 

Ho sentito il sole 

scaldare la corteccia e il velluto

che è la mia pelle


 

Ma nella testa e nel cuore

ragnatele di bruma 

sussurrano


 

che è meglio aspettare


 

è meglio dormire


 


 

scordarsi di tutto:


 


 


 

la luce che nasce dovunque 

è una candela 

nel cielo già gonfio 

di nubi nere, 

di roccia


 

(sembra un miracolo che riescano ancora a stare lassù)


 


 


 

Mi sono ingannato


 

Non è primavera 


 


 


 


 

Fa solo


 

un po’ più caldo


 

di ieri

 

 

 

 

 

 

 

TOTEM

 

 

Capisco il tuo dolore, padre mio,

di aver fallito in tutto

ciò che hai fatto, compreso me.


 

E quante speranze, madre,

speranze tradite

e lasciate ai tarocchi 

che porti sempre con te.


 


 

Non mi aspetto 

alcun riscatto, fratello,

lo sai.


 


 


 

Ci sostiene soltanto


 

il nulla 


 

che siamo.

 

 

 

 

 

 

 

REPARTO S. M. NICOPEJA


 


 


 

La luce dei neon 

che ronza confonde

i pensieri e i ricordi 

di vecchie bambine.


 

Nel presente ore, settimane, 

immobili

i corpi e i minuti rimangono

sospesi 

in silenzio;

immobili gli ultimi anni

di questi vecchi, ma la mente

vaga, vaga nel tempo e ritornano

la stalla, i piedi

nudi sulla terra, l’acqua

da bere nei fossi.

E il figlio ancora in culla,

i soldati tedeschi, la fame

e Pippo che bombarda 

le fabbriche di Porto Marghera.


 


 

Ritorna l’amore, il marito

morto ieri anni fa:


 

aspettano che torni 

come un angelo a prenderle per mano 

o sul fieno 

come quando 

erano belle.


 


 


 


 

Orari di visita


 

Feriali 15.00-19.00

Festivi 10.00-12.00

15.00-19.00

 

 

 

 

 

 

 

...…

 

 

Poeta senza emozioni

Corpo calato 
in completi gessati
prigioni 
all’animo inquieto
di cento 
                                       buongiorno dottore

          ossequi signora

                    di buona famiglia

 

Comincio a smarrire

il senso di tutto

il nulla

che mi circonda 

 

 

 

 

 

 

 

ANALISI ILLOGICA

 

 

Guscio roccioso nascosto nel fondo 


 

di un mare morto; 


 


 

inanimato Icaro d’argilla 


 

caduto nel fango in tumulto


 

di giorni amari come quel nulla


 

che mi viene alla bocca da non so dove, 


 

dentro o fuori di me;


 


 

esistenza 


 

di metallo fuso


 

troppo presto rappreso 


 

in forme che non sono le mie: 


 

immobili in attesa


 

di venire alla luce.


 

 


 


 

Eppure c’è vita


 

dentro la crosta


 

impenetrabile dell’anima mia.

 

 

 

 

 

 

 

ANCH’IO FACCIO IL MESTIERE DI VIVERE

 

 

Questa vita da bestemmiare 

come un mestiere

che incatena i giorni uno all’altro,

che non fa cessare il dovere 

di vivere o di riacquistare 

un onore mai posseduto.


 

Il mio lavoro è fatica:

semplicemente, la vita;

cercare

di far animare 

il mio corpo carcassa

di sogni senza godere 

un attimo almeno 

di pace nel nulla,

o l’euforia di essere dentro

il tutto

che mi è d’intorno.

 

 

 

 

 

 

 

TEMPORALE UNA SERA DI GIUGNO

 

 

E mi è dolce

dopo il calore rovente del giorno

la pioggia, e con essa il profumo

che si spande infinito e sfuggente

del glicine:

nel mio letto pulito 

mi aspettano già mille leggende 

da vivere prima 

che venga il mattino.

 

 

 

 

 

 

 

AL CONCORSO DI POESIA

 

 

Ho soltanto scostato 

il velo della tiepida notte

e mi sono scoperto creatura nuda 

e felice; vibrazione 

che penetra o avvolge il pensiero 

segreto dell’uomo.

Ho di nuovo sentito 

respirare la vita, cullare 

quei sogni figli di notti 

troppo agitate.


 

Ma disperse le luci 

sono tornato 

alla mia casa di mattoni-metallo,

e la notte calma mi ha imprigionato 

nella sua buia

conchiglia d’argento.

 

 

 

 

 

 

 

NEL SILENZIO UN ABBRACCIO

 

 

Dalla penombra 

della mia stanza ascolto 

il fruscio della pioggia farsi

silenzio per le strade nascoste 

della città e dell’anima mia.


 


 

Nel riflesso azzurro che mi culla, 

fredda luce

di morte che mi avvolge,

mi abbraccia, 

scompare 

la paura del sole che nascerà

domani.

 


 

In questo rumore che zittisce

il tumulto, più profondo

di ogni silenzio,

una nenia,

ascoltata per anni e mai ricordata,

e che pure riecheggia e si muove 

nello stagno che mi ostino 

a chiamare cuore.

 

 

 

 

 

 

 

BOCCA DI PORTO

 

 

Cosa c’è in fondo al mare?

La sabbia o la roccia, lo so!

Ma più sopra? Più sotto?


 

Ho visto tronchi 

come cadaveri, carcasse

di cani gonfiate dall’acqua,

scarpe perdute da belle ragazze.

E soltanto qualche pesce impaurito,

vuote conchiglie, sussurri rincorrersi

tra onde pigre.


 

Ho visto un volto 

smarrito da non riconoscersi sparire

tra il fango e le alghe, e subito

coperto di buio.

 

 

 

 

 

 

 

VENEZIA AL MATTINO

 

 

Venezia al mattino sei languida

come una dama che svestita, assonnata,

riceve le carezze dell’alba; sfatta

come una vecchia puttana 

dopo una notte di quelle.

Un ingenuo si affaccia a guardare:

dalla fessura ammira la bellezza 

rinascere in migliaia di volti.

 

 

 

 

 

 

 

UN’ALLEGRA DOMENICA DI LUGLIO

 

 

Non ho voglia

di scendere in spiaggia, oggi!

Mi sento sbiadito

come il sole d’estate: mai limpido, 

sempre coperto da un velo

di cielo. 

Eppure non si scoraggiano

questi ragazzi per niente diversi

da noi, eppure così ingenuamente,

perversamente belli.


 

Mi vergogno, sai?


 

Ma come di cosa? 

Di essere lontano 

dalla vita; 

presenza vagabonda;

cometa

dall’orbita incostante 

che a volte, inspiegabilmente, 

si fa più vicina.

 

 

 

 

 

 

 

MIRAGGIO

 

 

Ti ho guardata di nascosto,

con paura, come fossi il Sole

bellissimo e accecante.


 

Come in sogno ti ho sentita

sussurrare appena

le mille voci del deserto muto

e ho provato la dolcezza

avvolgente e impenetrabile del mare

e della brezza.


 


 

Il cuore

dell’uomo è un nomade perduto

in un intrico di vicoli e salite:

di tanto in tanto scorge, prezioso e solitario,

un minareto.

 

 

 

 

 

 

 

SETTEMBRE

 

 

Vedi, è Settembre: la vita

sembra tutta 

rinchiusa nei treni 

delle sei pieni di studenti 

e di bravi impiegati,

quando le persone sprofondano

in poltrone di sogni

o di rimpianti 

e aspettano

che il viaggio finisca.


 


 

E’ Settembre; fa buio

un po’ più presto.


 


 

Ho avuto pena

di me stesso

sul treno delle sei.

 

 

 

 

 

 

BAMBINO SEPOLTO

 

 

Ho sentito

una madre chiamare

il suo bimbo: parole 

di pietra sospese sull’abisso

muto dell’aria.


 

Sotto l’asfalto spesso

e rovente, nella tenera

polpa della memoria

un bambino sepolto ho visto

muoversi ancora:


 

quel sussurro d’ombra

ero io; quella parte di me

mutilata

mi precipita piano

in vortici pieni 

d’oblìo.

 

 

 

 

 

 

 

ASPIRANTI POETI

 

 

Noi non conosciamo

il segreto 

della parola; siamo come

bambini che giocano

sulla spiaggia:

a volte scoprono tra la sabbia

qualcosa di inutile

e inestimabile.

 

 

 

 

 

 

 

DAL PROFONDO

 

 

Dal cuore della città si spande

un confuso rumore

di vita, di voci,

assurdo.


 

Si dovrebbe

passeggiare al sole

per ricordare

la vita

come era prima,

lasciarsi andare

e trovare

una nuova esistenza tra le fessure

dei marciapiedi.


 

Potremmo 

ricominciare a sognare

e magari, in un posto nascosto,

piangere piano.

 

 

 

 

 

 

 

IL PASSEGGIO DEL SABATO SERA

 

 

La città si addobba

alla sera di schiamazzi e di nero


 


 

La gente

e le belle ragazze ritornano piano

alle case tane ad aspettare

una notte di gioia o di malattia


 

E mi stringo di più

nel mio cappotto di buio


 


 


 

Sono un ospite 

involontario del mondo


 

La notte regala arabeschi

di gelo alla mia tristezza