Copyright Malesegreto 1999-2025
Creative common license: dovete ricevere il permesso di copiare e diffondere i contenuti del presente sito, citandone l'autore e l'indirizzo web. Tutto il materiale è di proprietà dei soggetti creatori o rappresentati nel sito.
Creative common license: you have to ask for the license to copy and share the contents of this site, quoteing the author and the web address. All contents are property of the creators or of the represented people and institutions in the site.
BES ROSSI
Non sarò
più
poeta di pensieri inutili
e di nostalgie infinite.....
Penserò solo a lavorare
per guadagnarmi il pane
insipido che già i miei vecchi
hanno vomitato
tante volte.
Ma lasciatemi almeno
i ribes
rossi
da mordere e baciare
quando avrò bisogno
di un po’
di dolcezza.
PENDOLARE
Non ha più binari, questo treno.
Veloci e silenziosi
i miei pensieri
si perdono nei campi
e squarciano le città,
guidandomi attraverso
il mondo sconosciuto
mentre torno
a sognare
come un bambino.
Il mio treno
non porta in nessun luogo.
AREA DI SERVIZIO PIAVE EST
Prendo la macchina
e vado
L’A27
deserta
sembra portare
verso il nulla,
quel nulla
buio che si spiaccica
sul parabrezza
e dentro me
il vuoto
Luci colorate
mi squarciano la vista,
la vita mi passa accanto
alla cassa del bar
o alle pompe di benzina
ma non riesco
mai
ad afferrarla
Me ne vado
All’autogrill
non vendono ancora
la felicità
LA TOMBA DEL NONNO
Dopo tanti anni
sono stato oggi
sulla tomba di mio nonno.
Tra i fiori
anch’essi mezzo putrefatti
ronzava
un’ape ignara e distratta.
Nel sole d’agosto
sono risorto.
L’ATTESA
Sono il re di un castello
di ghiaccio.
Dalle pareti mi guardano
volti di sconosciuti
che non sono mai esistiti.
Fuori di qui
nulla si ode ma solo
tonfi lontani
di cose che franano:
sono l’unico
che abita ancora
questo immobile regno.
Il mio
è un paese
di pietra
IL POETA MALATO
La mia poesia di parole
scarnificate
come il mio corpo
lacerato ancora mi dona
l’ebbrezza
di godere di me.
FATICA DI ESISTERE
Dalla terrazza osservo
il sonno agitato della città.
L’autostrada là in fondo
mi porta il brusio
della vita che non protegge
da queste luci che bucano
gli occhi e dalla brezza
tagliente.
Ad ogni gesto
mi si appiccica addosso
l’immensa fatica
di esistere: non posso
far altro che starmene
immobile
In questa notte d’estate
porto sul corpo
tutta la disperazione del mondo
EMMEICIOELLE
Con la marea sei emersa
dalla laguna inabitata.
Palude
nascosta e primitiva, misteriosa,
come te
silenziosa come un bacio,
umida di orgasmi covi nel tuo seno
la stessa pace
di quell’acqua immota.
Hai i colori del giorno
e della notte;
come raggi
di luna i tuoi capelli
accarezzano le canne.
LORELLA
Come un padre ti vedo crescere
Forte e gentile
come la canna robusta della palude
che si china al vento padrone
senza perdere i teneri germogli.
Come il bimbo sento
il calore avvolgente del tuo seno
che mi ridona ancora
tutta la dolcezza di vivere.
Siamo soli
io e te, tesoro mio.
L’amore ci fa da casa:
il dolore del mondo
non fa più paura quando entriamo
l’uno nel cuore dell’altro.
LETTERA NEL CASSETTO
a Michaela
Dolce amica le tue parole
mi hanno riaperto
la porta del cuore:
tenero dolore è far rientrare
quei ricordi tenuti fuori per anni
vigorosi e sbiaditi, un po’ come noi.
Questa sera potrei amarti
come fosse il primo giorno:
nulla, nulla è cambiato.
Le tue carezze mi scaldano
ancora la pelle,
ancora mi sento
la tua dolcezza nel cuore
e rivedo nei tuoi occhi
il mistero
dei laghi e dei boschi
del tuo paese.....
Il tempo si è rubato la vita
lasciandoci
solo i ricordi.
LA POESIA DEI LUOGHI COMUNI
Non c’è rosa senza spine,
come in questo amore
che non trovo.
I miei vent’anni se ne sono andati
e non ho ancora
pensato
a una famiglia, ai miei figli
e a trovare un buon lavoro.
E così meno il can per l’aia
sperando ancora nel futuro,
che chi si ferma è perduto!
Ma ora basta piangere sul latte versato:
domani è un altro giorno
e tanto di cappello a chi lavora.
FREAK ANCH’IO
Sotto nessun cielo è la mia casa.
Nemmeno la pace
del bosco mi culla più
dentro di sé;
nemmeno la roccia
tagliente
delle montagne riesce
a uccidere il pensiero.
Il mondo lo so
non si accorge di nulla,
ma come potrò ancora guardare
un uomo negli occhi e dirgli
Fratello!
Potrò ancora
guardare una donna
e chiamarla
Amore?
A chi mi aiuterà
potrò dire soltanto
grazie amico, ma non ho di che pagarti:
che neanche una carezza
posso ripagare, neanche
un bacio.
Sono un barbone dell’anima,
non ho mai avuto niente,
non ho mai vissuto:
guardo per terra
mozziconi
di felicità
già goduti dagli altri.
Avete spiccioli
d’amore?
MONTE GRAPPA
Tante volte hai sentito
domandarmi chi sono cercando
la risposta nascosta nell’ombra.
Sono il vento che respira
su in Cima Vedetta?
Sono la pianura lontana
che brilla là in fondo?
E quante volte
mi hai visto cercare un perché?
Lo cerco ovunque, lo sai,
sotto le mie scarpe consumate
e dentro il motore della mia Golf,
in mezzo allo sporco e a quell’acciaio
troppo difficile da capire...
O dentro di te.
Ci andiamo sul Grappa, stasera?
Che silenzio
Che freddo stasera, sù in Cima Vedetta.
POETA PER CASO
La mia poesia nasce dal sogno.
L’immagine è il pensiero
che diventa parola misteriosa,
infinita. Parola mai nata, sempre esistita,
sfregio nella mente od ombra di grigio
nel bianco del foglio.
Forse non sono un poeta,
ma un bambino che stupito
racconta con meraviglia
lo spettacolo che ha appena osservato:
ho solo la fortuna, ogni tanto,
di lasciarmi sorprendere
di me stesso
dentro le cose.
E ANCORA SI VA
Non mi piegano il freddo mattino
o quelle otto ore passate a far finta
di capirne di soldi.
Sono forte, lo sai:
quante strade ho percorso,
quante volte le mie braccia
ti hanno protetto.
Eppure è questo niente
che uccide
tutta la gioia;
ma lo stesso si va, con il cuore che scoppia
e i muscoli a pezzi:
perché sai che un uomo è più forte
se è disperato.
NELLA SEDE 290
a tutti i colleghi
Pixel negli occhi che bruciano:
otto ore di numeri
sembra non passino mai.
Mi sento addosso
il profumo
della domenica appena trascorsa
e di quella, più dolce, che arriverà.
E chissà se lo sanno, il destino,
i tarocchi del primo piano
o gli astri
nel grande salone.
Suona il telefono:
(quello che sono scompare)
“Sede via verdi, buongiorno”
FALSO RISVEGLIO
Ho sentito il sole
scaldare la corteccia e il velluto
che è la mia pelle
Ma nella testa e nel cuore
ragnatele di bruma
sussurrano
che è meglio aspettare
è meglio dormire
scordarsi di tutto:
la luce che nasce dovunque
è una candela
nel cielo già gonfio
di nubi nere,
di roccia
(sembra un miracolo che riescano ancora a stare lassù)
Mi sono ingannato
Non è primavera
Fa solo
un po’ più caldo
di ieri
TOTEM
Capisco il tuo dolore, padre mio,
di aver fallito in tutto
ciò che hai fatto, compreso me.
E quante speranze, madre,
speranze tradite
e lasciate ai tarocchi
che porti sempre con te.
Non mi aspetto
alcun riscatto, fratello,
lo sai.
Ci sostiene soltanto
il nulla
che siamo.
REPARTO S. M. NICOPEJA
La luce dei neon
che ronza confonde
i pensieri e i ricordi
di vecchie bambine.
Nel presente ore, settimane,
immobili
i corpi e i minuti rimangono
sospesi
in silenzio;
immobili gli ultimi anni
di questi vecchi, ma la mente
vaga, vaga nel tempo e ritornano
la stalla, i piedi
nudi sulla terra, l’acqua
da bere nei fossi.
E il figlio ancora in culla,
i soldati tedeschi, la fame
e Pippo che bombarda
le fabbriche di Porto Marghera.
Ritorna l’amore, il marito
morto ieri anni fa:
aspettano che torni
come un angelo a prenderle per mano
o sul fieno
come quando
erano belle.
Orari di visita
Feriali 15.00-19.00
Festivi 10.00-12.00
15.00-19.00
...…
Poeta senza emozioni
Corpo calato
in completi gessati
prigioni
all’animo inquieto
di cento
buongiorno dottore
ossequi signora
di buona famiglia
Comincio a smarrire
il senso di tutto
il nulla
che mi circonda
ANALISI ILLOGICA
Guscio roccioso nascosto nel fondo
di un mare morto;
inanimato Icaro d’argilla
caduto nel fango in tumulto
di giorni amari come quel nulla
che mi viene alla bocca da non so dove,
dentro o fuori di me;
esistenza
di metallo fuso
troppo presto rappreso
in forme che non sono le mie:
immobili in attesa
di venire alla luce.
Eppure c’è vita
dentro la crosta
impenetrabile dell’anima mia.
ANCH’IO FACCIO IL MESTIERE DI VIVERE
Questa vita da bestemmiare
come un mestiere
che incatena i giorni uno all’altro,
che non fa cessare il dovere
di vivere o di riacquistare
un onore mai posseduto.
Il mio lavoro è fatica:
semplicemente, la vita;
cercare
di far animare
il mio corpo carcassa
di sogni senza godere
un attimo almeno
di pace nel nulla,
o l’euforia di essere dentro
il tutto
che mi è d’intorno.
TEMPORALE UNA SERA DI GIUGNO
E mi è dolce
dopo il calore rovente del giorno
la pioggia, e con essa il profumo
che si spande infinito e sfuggente
del glicine:
nel mio letto pulito
mi aspettano già mille leggende
da vivere prima
che venga il mattino.
AL CONCORSO DI POESIA
Ho soltanto scostato
il velo della tiepida notte
e mi sono scoperto creatura nuda
e felice; vibrazione
che penetra o avvolge il pensiero
segreto dell’uomo.
Ho di nuovo sentito
respirare la vita, cullare
quei sogni figli di notti
troppo agitate.
Ma disperse le luci
sono tornato
alla mia casa di mattoni-metallo,
e la notte calma mi ha imprigionato
nella sua buia
conchiglia d’argento.
NEL SILENZIO UN ABBRACCIO
Dalla penombra
della mia stanza ascolto
il fruscio della pioggia farsi
silenzio per le strade nascoste
della città e dell’anima mia.
Nel riflesso azzurro che mi culla,
fredda luce
di morte che mi avvolge,
mi abbraccia,
scompare
la paura del sole che nascerà
domani.
In questo rumore che zittisce
il tumulto, più profondo
di ogni silenzio,
una nenia,
ascoltata per anni e mai ricordata,
e che pure riecheggia e si muove
nello stagno che mi ostino
a chiamare cuore.
BOCCA DI PORTO
Cosa c’è in fondo al mare?
La sabbia o la roccia, lo so!
Ma più sopra? Più sotto?
Ho visto tronchi
come cadaveri, carcasse
di cani gonfiate dall’acqua,
scarpe perdute da belle ragazze.
E soltanto qualche pesce impaurito,
vuote conchiglie, sussurri rincorrersi
tra onde pigre.
Ho visto un volto
smarrito da non riconoscersi sparire
tra il fango e le alghe, e subito
coperto di buio.
VENEZIA AL MATTINO
Venezia al mattino sei languida
come una dama che svestita, assonnata,
riceve le carezze dell’alba; sfatta
come una vecchia puttana
dopo una notte di quelle.
Un ingenuo si affaccia a guardare:
dalla fessura ammira la bellezza
rinascere in migliaia di volti.
UN’ALLEGRA DOMENICA DI LUGLIO
Non ho voglia
di scendere in spiaggia, oggi!
Mi sento sbiadito
come il sole d’estate: mai limpido,
sempre coperto da un velo
di cielo.
Eppure non si scoraggiano
questi ragazzi per niente diversi
da noi, eppure così ingenuamente,
perversamente belli.
Mi vergogno, sai?
Ma come di cosa?
Di essere lontano
dalla vita;
presenza vagabonda;
cometa
dall’orbita incostante
che a volte, inspiegabilmente,
si fa più vicina.
MIRAGGIO
Ti ho guardata di nascosto,
con paura, come fossi il Sole
bellissimo e accecante.
Come in sogno ti ho sentita
sussurrare appena
le mille voci del deserto muto
e ho provato la dolcezza
avvolgente e impenetrabile del mare
e della brezza.
Il cuore
dell’uomo è un nomade perduto
in un intrico di vicoli e salite:
di tanto in tanto scorge, prezioso e solitario,
un minareto.
SETTEMBRE
Vedi, è Settembre: la vita
sembra tutta
rinchiusa nei treni
delle sei pieni di studenti
e di bravi impiegati,
quando le persone sprofondano
in poltrone di sogni
o di rimpianti
e aspettano
che il viaggio finisca.
E’ Settembre; fa buio
un po’ più presto.
Ho avuto pena
di me stesso
sul treno delle sei.
BAMBINO SEPOLTO
Ho sentito
una madre chiamare
il suo bimbo: parole
di pietra sospese sull’abisso
muto dell’aria.
Sotto l’asfalto spesso
e rovente, nella tenera
polpa della memoria
un bambino sepolto ho visto
muoversi ancora:
quel sussurro d’ombra
ero io; quella parte di me
mutilata
mi precipita piano
in vortici pieni
d’oblìo.
ASPIRANTI POETI
Noi non conosciamo
il segreto
della parola; siamo come
bambini che giocano
sulla spiaggia:
a volte scoprono tra la sabbia
qualcosa di inutile
e inestimabile.
DAL PROFONDO
Dal cuore della città si spande
un confuso rumore
di vita, di voci,
assurdo.
Si dovrebbe
passeggiare al sole
per ricordare
la vita
come era prima,
lasciarsi andare
e trovare
una nuova esistenza tra le fessure
dei marciapiedi.
Potremmo
ricominciare a sognare
e magari, in un posto nascosto,
piangere piano.
IL PASSEGGIO DEL SABATO SERA
La città si addobba
alla sera di schiamazzi e di nero
La gente
e le belle ragazze ritornano piano
alle case tane ad aspettare
una notte di gioia o di malattia
E mi stringo di più
nel mio cappotto di buio
Sono un ospite
involontario del mondo
La notte regala arabeschi
di gelo alla mia tristezza